“Non avevo mai avuto un’esprienza del genere e ad essere sincera non sapevo cosa aspettarmi perché era la prima volta che mi relazionavo con persone malate di Alzheimer. Non immaginavo neanche come potesse essere organizzato un laboratorio di questo tipo”
“Sono andata ad accoglierlo e, mentre mi baciava la mano, ha iniziato a piangere perché il mio nome gli ha ricordato la sua bambina. Questa cosa mi ha fatto tanta tenerezza e mi ha permesse di riflettere sul fatto che Faliero, seppur malato di Alzheimer, è riuscito a collegare un nome ad un ricordo e quindi ad un’emozione”
” È stata un’esperienza faticosa ma che mi ha lasciato dentro un’emozione unica”
Valentina
“Mentirei se dicessi che partecipare a quell’incontro non mi abbia minimamente toccato: è stato emozionante”
“Un anziano in particolare ha catturato la mia attenzione: un signore dai capelli grigi e fini tutti intrecciati, vestito alla moda e con una forte, fortissima personalità, che lo rendeva uno dei più vivaci del gruppo. Abbiamo trascorso con lui una mezz’ora in più rispetto agli altri, e questo ci ha permesso di conoscerlo meglio: ci ha raccontato delle sue impressioni sul laboratorio appena fatto, della sua vita passata e delle sue tante donne, ma secondo me, ci ha anche insegnato molto sull’amore. Perché questa è la verità, mi ha trasmesso amore, non solo l’amore che lui ha provato per sua moglie o per la famiglia, ma anche l’amore per la vita: Faliero ama la sua vita.”
“Nel ritorno verso casa mi sono quasi addormentata sul treno e, con gli occhi chiusi, ho pensato a quelle parole e mi sono sentita bene, molto bene, come se io e l’attività al museo avessimo portato gioia e bei ricordi agli anziani. Realizzare che è bastato così poco per renderli felici mi ha fatto sentire parte di qualcosa di grande.”
Beatrice
