Idda è Idda. E Idda sono io

19/9/2019 Gerusalemme di San Vivaldo, Montaione

È la fine di un…
La Madonna
Un gruppo di disperati
Scienziati
Nooooo, la scienza a quell’epoca…
Sorridenti piuttosto
Anche gli occhi gli sorridono
Gente che chiama gli altri per fargli notare qualcosa di bello
Una festa. Ma non grande, una festa gloriosa!
Attesa e inquietudine
La Resurrezione
Lo stupore
Dispiacere di tutto un affare così
Meraviglia del passato
Belli, belli, belli, belli
Sorpresa
Turbamento
Sacrificio
Inquietudine
Sorridenti
Emozione
Dico – poeri ragazzi! –
Inquietudine – irrisolto
Vuoto, dubbio, curiosità
Esterrefatta
Inquietudine, un lo posso neanche di’, a vedè tutte quelle genti là chiuse in quella maniera
Son tutti rimpiattati, si mettono tutti insieme ma gl’è stretto!
Meravigliata
Compassione
Senso di precarietà – incertezza
Tristezza
Mi sento normalissima
Vedo le persone contente
Shock di loro, si diventa anche noi
Stanno bene, vestono bene, di un certo stile
Per me la Madonna è sempre presente
– Idda è idda, e Idda sono io –
Chi La pratica La capisce, chi non La pratica non La può capire
– Io vorrei sapere chi ce l’ha messa lì tutta quella gente, un branco di gente, in quella maniera come in televisione…non c’ho avuto piacere
Io non credo nell’Aldilà, io credo che la vita l’è questa – o più qua o più in là, poi la finisce…è fatta da gente che credeano forse più di me.

Elio, Patricia, Marcello, Arianna, Fosca, Elisa, Cecilia, Titti, Lina, Serena, Adriana, Rosa Anna, Linda, Anna, Giuseppe, Claudia, Fina, Romano.

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Parla d’amore

5/9/2019 Biblioteca Pablo Neruda, Limite sull’Arno – Poesia integrata da “Alzo una rosa” di José Saramago (le parti in corsivo sono le integrazioni dei partecipanti all’attività)

Alzo una rosa, e tutto si rischiara
I fiori mi piacciono tutti
Mi piace e basta. Mi piace senza tanti discorsi.
Se mi piace una cosa mi piace. E se mi piace mi piace.
Si perché è colorata, perché per me significa molto.
La rosa è amore. Mi ricorda mio marito a cui porto il mio amore…
io adoro le rose gialle … peccato durino poco
Orca se mi piace!
Però l’accudisco bene perché è colorata e profumata, mi sento battere il cuore, mi sento felice … mi ricorda la famiglia, le amicizie.
Non c’è regalo più bello delle rose. Mi piace guardarla.
Mi sento rinvigorire. È uno spettacolo della natura, alti e bassi, fiorire e morire
Mi sento bene, perché parla d’amore.
Se guardo una rosa, mi sento avvolta …. protetta…
(Tutto si rischiara) come luna non fa e sole non può:
(tutto si rischiara) serpe di luce ardente e attorcigliata
o vento di capelli che scompiglia.
Alzo una rosa, e grido a ogni uccello
che di nidi e di canti punteggia il cielo,
batto a terra l’ordine che decide
l’unione dei demoni e dei santi.
Alzo una rosa, un corpo e un destino
contro la fredda notte che si arrischia,
e dalla linfa di rosa e dal mio sangue
perennità costruisco in vita breve.
Alzo una rosa, e lascio, e abbandono
quanto mi duole di pene e di sgomento.
Vorrei scacciare la prepotenza
Vorrei abbandonare tutto quello che non mi serve
Lasciare niente a nessuno, quando è finita è finita
Lasciare i problemi alle spalle
Niente da lasciare … preoccupazioni inutili, niente …
perché ho avuto una vita senza rimpianti e una vecchiaia felice
Lasciar andare certe pesantezze.
Lasciare indietro la malattia
Lasciare le preoccupazioni
Alzo una rosa e, sì, sento la vita
(sento) Ricordare come mi stringeva quello lì
L’acqua che scorre quando scendo su un fiume
Gli affetti, la compagnia, cielo blu, nipoti e bisnipoti che mi fanno bene al cuore
Sorprese inaspettate che la vita porta
in questo canto di uccelli alle mie spalle.

La liquirizia e la casa di Argingrosso

18/7/2019 Biblioteca Renato Fucini, Montespertoli – Poesia integrata con “Le mie  radici” di Alda Merini (le parti in corsivo sono il contributo dei partecipanti)

Le mie radici sono ben salde anche se lontane dalla propria terra.
Le mie radici sono come legni d’ulivo
con le braccia protese
quasi a voler accarezzare la rossa e argillosa terra che li accoglie.

Le mie radici sono … È bello, c’è tanto sole in campagna.
Sono sempre vissuta qua. È un’emozione grande e bella vedere il paesaggio e non vorrei vivere in un altro paese.
Le mie radici sono … Firenze. Nella casa di via dell’Argingrosso.
Le mie radici sono qui … sono solide. Sono a Castelfiorentino dove mi sono sposata e dove è nato mio figlio.
Le mie radici sono antiche e belle … salde e presenti.

Le mie radici sanno di polvere di tufo
di mandorlo in fiore
di giardini coltivati.

Quando le mie figlie si sono sposate non mi è dispiaciuto andare via.
Penso alle mie cose di quando ero bambina … ai suoni, ai bambini che mi chiamavano in cortile, alla mia mamma.
Penso alla mia terra e mi ritengo fortunata
Penso a mio marito che non c’è più… e alla mia terra non ci voglio più pensare.
mia mamma … penso a quando si andava sull’Arno e si ciucciava la liquirizia. È una poesia….. Mi sento sicuro…. È sempre presente.

Storia e profumi si fondono nella mia terra, sprigionando sensazioni

Penso … ma mi trattengo …. Perché ci sono persone che guai se mi vedono con il profumo.
Mi piacerebbe un profumino per quel bambino che lavora l’orto
L’odore dell’umido di sera sul ponte dell’Elsa …. il profumo del legno… l’odore del grano
Profumi dei fiori, le margherite, tanta felicità!
Profumo di quando andavo dalla nonna … le albicocche, le lasagne…
Il profumo dell’olio e delle olive …. e anche dell’uva però … e l’odore dell’erba tagliata in primavera
Profumo … tanti profumi … il basilico … gli alberi del comune davanti a casa mia … l’albero di fico sotto la finestra d’estate

(sensazioni) di pace e tranquillità, dove il mare e il cielo
si sposano in un unico colore.
Nelle campagne si affacciano come grandi signore i bagli antichi
lì il tempo si è fermato
cammino nella mia terra,
ogni volta è una sorpresa,

mi fa sorridere che volevo andar via e invece son sempre lì
mi fa sorridere stare libero nell’aria aperta …
il sorriso mi mette sempre in difficoltà
.. gli odori della terra e stare con Mario
Sorrido … quando ripenso ritorno bambina
Mi piace la mia terra perché c’è l’olio, il vino … i colori … meglio Montespertoli!
È una cosa che si sente dentro. Il monte Serra che si vede dalla mia finestra e la mia gatta …
Mi ritrovo
sorrido e gioisco di tanta bellezza.

 

Giuseppe, Anna, Loretta, Elio, Adriana, Lina, Titti, Duilia, Rosa e i loro accompagnatori Claudia, Serena, Debora, Arianna, Riccardo, Ines, Elisabetta.

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Rivoluzionario è essere noi stessi

6//6/2019 MMAB Montelupo Fiorentino – Poesia integrata con “Abbiamo bisogno” di Franco Arminio (le parti in corsivo sono il contributo dei partecipanti all’attività)

Dobbiamo non sprecare intelligenza, felicità, amore, benessere e salute!
Abbiamo bisogno di contadini, che sono il sale della terra,
di poeti, gente che sa fare il pane, (abbiamo bisogno) di lavoro e di passione per il lavoro!
(Abbiamo bisogno) di pace, rispetto, amicizia, altruismo, tranquillità, umiltà e generosità.
Che oggi ci sono poco.
Di gente che ama gli alberi e riconosce il vento,
che si apre all’ascolto.

Oggi abbiamo tutto e non abbiamo più fame,
ma io direi, anche a chi non ha cose grosse, di non fare i miei sbagli.
Bisogna partire dalla famiglia,
che deve capire il valore degli insegnamenti degli anziani.
(Abbiamo bisogno) di ricostruire la vita come prima,
di persone oneste e di comunità come una volta.
E di stare più insieme.
Anche di stare insieme a non far niente, fermandoci un po’.
(Abbiamo bisogno) di correre un po’ meno,
di stare davanti al camino e andare a visitare le persone che non troviamo il tempo di vedere mai.
Per una buona vita abbiamo bisogno degli altri: c’è necessità delle capacità di tutti.
Abbiamo bisogno di un po’ più di cose giuste,
di soldi e di considerare come merita chi lavora.

Oggi essere rivoluzionari significa togliere
più che aggiungere, rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, alla luce
alla fragilità, alla dolcezza.
Rivoluzionario è parlare con educazione,
essere festosi ed andare incontro a gli altri.
Con la gentilezza si può cambiare il mondo
facendo buone azioni verso i più fragili.
(Essere rivoluzionari) significa camminare lentamente
senza prendere l’auto
e con la calma ed il buon senso, si può provare a cambiare il mondo.
Con la carità!
Rivoluzionario è essere noi stessi,
senza maschere ed egoismo
con azioni che riprendano i valori dei nostri padri
perché non siamo soli al mondo!
E tutto ciò andrebbe detto anche al governo!
Bisogna ascoltare gli anziani, la loro esperienza.
Essere rivoluzionari si fa con il pensiero giusto.
Bisogna essere precisi.
È una cosa difficile da fare e bisogna partire dal fondo.
Troppi quattrini, poi, sono il male del mondo.
e io ne toglierei un po’ da giro!

Leda, Graziella, Maria, Eugenia, Miranda, Maristella, Donatella, Maurizio,
Maria, Fernando, Renata, Giovanna, Giovanna, Duilia, Raffaello, Elena, Luciana Loredana, Arianna, Debora, Rossella, Roberta, Guido, Claudia,
Antonio,
Anna Maria, Sara, Katiuscia, Stefania

Ginevra sono io

30/5/2019 Casa Pontormo, Empoli

Ginevra sono io
Ginevra. Questa bella donna sembra che abbia qualche problema, la volevo vedere felice, non così triste. Così, l’ho messa tra le stelle. Così mi sembra più bella, più originale.
Questo l’ho fatto io!
Il tramonto è una cosa romantica … Mi ha ricordato una cartolina che mi ha mandato un moroso carabiniere. Mi mandava delle cartoline, anche questo tramonto. Io ero una ragazza povera. Questa donna ha uno sguardo malinconico.
È la stazione delle stelle
La Ginevra non è malvagia.
Le stelline sulla fronte: come quelle donne che mettono le stelle sulla fronte.
La gente deve capire che deve piacere a me.
Ci metto il mare, a me mi garba il mare. Ci vorrebbe un po’ di colore…no, meglio il mare. Niente nuvole da mettere, cielo sereno. I fiori… delle parti dobbiamo riempire! Il fiocco sul petto? Mi garbava così.
Niente nuvole da mettere, cielo sereno. Ha voluto mettere dei fiori, ha trovato subito la posizione.
Io son vecchina, mi sembra di aver fatto anche troppo!
Ora la vedo più allegra, non è più seria.

Rosa, Paola, Maurizio, Bruno, Duilia, Angelo, Renzo, Wilma, Elena, Giampiero e gli accompagnatori Antonio, Debora, Roberta, Cristina, Claudia e Cinzia con Cristina

Dentro al nostro cuore

27/9/2018 Biblioteca Pablo Neruda, Capraia e Limite – Poesia integrata  con “Dentro il  mio cuore” di Fernando Pessoa ( le parti in corsivo sono il contributo dei partecipanti)

Porto dentro il mio cuore,
come un cofanetto pieno che non si può chiudere,
tutti i luoghi dove sono stato,
tutti i porti dove sono arrivato,
tutti i paesaggi che ho visto da finestre ed oblò,
o dai ponti di poppa delle navi,
sognando,
e tutto questo, che è tanto, è poco per quello che voglio.
Cosa porto nel cuore non lo do a nessuno:
siamo partiti in un modo e finiti in un altro.
Del mio cuore me ne sto prendendo cura da poco,
ma sto facendo un bel percorso.
Sono in difficoltà,
ma so di essere innamorato della campagna.
Non passa giorno che non pensi alle mie nonne,
due persone importanti per me.
L’immagine di un bimbo con una canna da pesca,
il fiume che scorre e tanti cicale assordanti porto nel cuore.
Porto nel cuore mio marito
che mi guardava mentre dormivo di notte
e la musica: la lirica, la Boheme, L’Aida e tutte le altre.
Mia figlia Marta, mia sorella Susanna e mio marito Carlo porto nel cuore.
Ho viaggiato per più terre di quelle che ho toccato,
ho visto più paesaggi di quelli su cui ho posato gli occhi,
ho fatto esperienza di più sensazioni di tutte le sensazioni che ho sentito,
perché, per quanto sentissi, sempre qualcosa mi mancava,
e la vita sempre mi afflisse, sempre fu poco, e io infelice.
Mi sarebbe piaciuto viaggiare, ma non ho potuto,
così ho viaggiato con la mente
per campagne, musei, lungo l’Arno e dentro i libri.
La città più bella che ho visto è Firenze
ed altre cittadelle stando una giornata o coi parenti.
In Svizzera o a prendere il caffè o la pastasciutta all’Isola d’Elba.
Mia mamma non mi lascia viaggiare,
ma ho viaggiato in molti continenti:
in Nepal mi sono confrontato con altri viaggiatori
e di gente ne ho conosciuta tanta.
Ho viaggiato poco perché ho lavorato tanto,
ho studiato meno di quel che avrei voluto,
ma non voglio lasciare i miei
anche se ho sempre le valigie pronte.
Non bisogna mai pentirsi delle scelte fatte, però.
Non so se la vita è poco o molto, per me.
Non so se sento troppo o troppo poco, non so.
Sia come si vuole dovrebbe essere un’altra cosa
Più vicina a ciò che penso, a ciò che penso o sento,
che non so cosa sia, oh vita.
La vita mi piace tanto tanto.
E’ avere avuto i figli piccini
ed averli aiutati a diventare uomini e donne.
La vita è il modo di campare.
Deve essere una buona cosa
e bisogna sperare che non accadano cose che ci facciano del male.
La vita è un’altalena meravigliosa.
Si va su e giù in continuazione, ma è affascinante!

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Che vuoi che ci sia in un pezzetto come questo?

28/6/2018 Biblioteca Renato Fucini – Certaldo

Ma che è questa macchina? Sembra quella per fare le giunte, è una bella soddisfazione!
Il sindaco era orgoglioso di essere il primo laureato di Certaldo e chiese di andare a prendere i ragazzi da casa per portarli a scuola. Una volta a settimana avevano il rientro e gli dicevo “a buon intenditore poche parole”. Cerchiamo di educare i nostri nipoti sennò poi non ci rispetteranno. Nonostante io abbia 90 anni, se c’è un libro o una discussione…la scienza mi piace; tutto quello che è istruzione è scienza.
Perché aiuta a conoscere il mondo
Da tutte le parti, non solo a Certaldo. Fino a quando siamo vivi bisogna ascoltare e essere ascoltati. La psicologia…se non sei in gamba…
La scienza un mi garba per nulla. A me mi dole i denti!
Mi appassiona ma non ci capisco nulla, mi piace
Ci vole anni, puliti brillanti sennò non ci s’arriva. Ciuchini diplomati. C’è la gente così a vederla. Io ho fatto la terza elementare.
Sarebbe bello, mi garberebbe, è che non mi vengono le parole, l’altro giorno provavo a raccontare di quando siamo andati a Certaldo alto non avevo le parole per raccontaglielo. Gli è garbato! ________ a Certaldo ci sono diversi garage! Lo scienziato  soffia e ha pazienza.
L’inventore della pila, che era di Como, poi dopo ha sviluppato tutto perché con la batteria, anche a Como c’è il museo di A. Volta; in sintesi in Valtellona ve lo ricordate il Vajont, per fare la corrente elettrica. Con le dighe si produceva corrente elettrica.
Il microscopio ha 400 anni!
Mamma! Che pensiero!
Nonostante la mia esperienza di vita, il lavoro e tutto quello che ho conosciuto, ancora sono disposto a imparare: “Prima avevo il ticchettio poi la sveglia!”
Io trovo la poesia quando guardo al microscopio! I libri parlano bene!
La cipolla?(Si indica le cipolle dei piedi) – un c’aiuta tanto!
Che vuoi che ci sia in un pezzetto come questo?!?!
Guardando la cipolla al microscopio, che bell’impiantito! Che mattoni!
Bellissimo sembra un rosone di una chiesa!

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Se son sorde tutte, son sorda anche io

7 giugno – Casa Boccaccio, Certaldo

Sembra una cosa nuova. Il giardino è un posto dove si sta bene.
Mancano gli alberi, i cipressi sono alti e non fanno ombra
Tanti colori, vorrei tanti colori.
Spazioso
Avvolgente, così chiuso il tempo che scorre lentamente, pace e serenità.
Porta gioia, tranquillità.
Non l’ho visto mai in vita mia.
Un giardino straordinario. Bello, bello. Mi garba tanto quella fontana di acqua.
Ho girato il mondo, ma una cosa così bella, non l’avevo mai vista.
Io ho girato anche poco. Al più sono andata a Arezzo! Gli è un bel giardino.
Io amo gli animali e qui ci sto bene, mi sento osservato, dai piccioni, guardano a me!
Dai a me!?
Un luogo molto bello, rilassante… accogliente, avvolgente. Viverlo!
Farlo vivere. Un luogo della lentezza. In una sola parola. Ordine!
È tutto in ordine qui!
Potrebbe essere l’occasione
L’acqua
Una cosa bella. Ghiacciata. Calda. Molto fresca. Non mi è sembrata tanto fresca. Tranquilla. Calma e tranquillità. Proprio bello, da starci.
Sonora, sprofondante. Bellissima.
Tutto molto lento. Lenta….Io adoro l’acqua, carezza, liscia. Da qua sempre liscia, calma, invitante. Io non ho sentito nulla. Silenziosissima, sono sordo!

Se son sorde tutte son sorda anche io!

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Il vento

31/5/2018 Biblioteca Indro Montanelli, Fucecchio
Poesia integrata – Il Vento di Gianni Rodari –(le sezioni in corsivo sono le composizione integrate dai partecipanti all’attività)

 

Se mi piace il vento?!
Mica tanto! Spesso è fastidioso,
se è ghiaccio poi… blocca la circolazione del sangue…
UUHH… UUHH… E spettina…
A me fa sentire triste… che noia…
Però… se non è forte… mi piace!
Aiuta il respiro, porta il profumo dei fiori… è primavera!
Mi smuove i capelli e… mi piace!
e quando è caldo mi fa sentire bene.
Sulla spiaggia sii!!!
Quando mi avvolge mi sento libera, leggera
…e mi sembra di volare!
Un po’ di paura… ma libera!
Perchè porta via le cose brutte…il vento.

Il vento è un viaggiatore:
viaggia e viaggia
dal monte alla spiaggia.

Io non voglio andare, è un pericolo!
Può far cadere qualcosa e ti arriva in testa!
Io voglio che mi porti al mare, tutti al mare!
Per vedere le onde che fa il vento
in qualche posto bello, da una persona a me cara…

E mai non sa trovare
un posto per riposare.
Il vento è un pastorello,
le sue pecore e l’agnello sono le foglie morte.
Il vento è un musicista:
il suo pianoforte è il bosco intero,

Vorrei cantare quando c’è il vento,
così porta lontano la voce e qualcun altro la può sentire
e cantare con me!
Ma il vento proprio cantare… non canta…
Fischia! FFFIUHHH… quando è fra gli alberi.
Gira.. Se tira freddo mette tristezza
e ti fa pensare… anche se tante cose non le ricordo più…

Con la betulla bianca e il pino nero.
Suona, suona e non si stanca…
Suona una musica senza parole,
ma – chi la sa capire-
la sua canzone vuol dire:
“Via le nuvole! Fuori il sole!”

Via i pensieri brutti, la malinconia, i nostri malesseri,
la noia e la tristezza,
che porti via le nuvole e le cattiverie
… e lasciare le cose buone… quelle meglio.

Giovanna sullo scoglio

24/5/2018 Museo Civico, Fucecchio

Oh chi è, un lo so, un la conosco.
Per lo meno sta bona bona… ma com’è nera!
Mah, secondo i miei occhi è fatta male, la forma… por’omo, pare patito, forse ha mangiato poco, ha le gambe sproporzionate. Sai, erano altri tempi.
“Oh tesoro! Scusa se t’ho parlato male!”
Ma cos’è?
È un maschio.
Sembra una femmina.
Forse un ragazzino a sedere.
Mah, un omo non mi sembra.
Ah, io se avessi visto un omo così, con quel viso, un lo avrei degnato di uno sguardo.
Se fosse ritto si vedrebbe meglio.
No! un ragazzino non è.
Una ragazzina 20 anni ecco cos’è!
C’ha i lineamenti dolci, è una femmina sì…anche se ha un po’ poco petto ma sai, non si
può mica avere tutti il petto grosso.
Ma non lo sapete davvero chi è? Si chiama Giovanna! È la fanciulla che guarda l’orizzonte, lì seduta su uno scoglio come una vedetta. L’hanno messa lì.
Sta seduta e vàttela a pesca che farà! Pare guardi qualcosa, cosa non si sa, ferma lì, come bloccata mentre si muoveva, meravigliata da quello che sta guardando: la spiaggia, l’orizzonte, le persone, i giochi… c’è qualcosa che le piace.
La chiamano, si gira perché una voce la chiama. La mamma la chiama perché è tardi ma lei sta ferma, lì sullo scoglio ferma ad aspettare. Curiosa si regge per non cadere guardando dritto, guardando avanti, guardando indietro, guardando noi che diventiamo bischeri a far finta che sia viva e ride…
…guarda noi e sembra una di noi ormai, anche se è in ritardo e la chiamano sta qui con noi, perché sta bene come me che i primi giorni mi vergognavo a dire le cose e ora che li conosco tutti ci sto bene qui, proprio come lei.

 

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Profondo da far paura!

21 maggio 2018 – Palazzo Pretorio, Certaldo

Lavoravo in un tacchificio. Smettevo di lavora’ e andavo a lavora’ da un’altra parte fino alle 6 di mattina. Volevo compra’ casa. Hanno portato via tutto, quadri, lavatrice (i ladri).
Mi avevano detto che una volta qui c’erano le carceri. Quante cose che c’è. Appena la vidi mi ha fatto effetto subito i brividi. La chiesa di Certaldo quando s’entra dentro ci viene i brividi se si vede qualcosa che non va. Quando si arriva per la prima volta non è bello … lo vedo bello anche lì sotto. Siamo diventati più furbi perché prima ci tenevano sotto. Io avevo 6 anni o 6 mesi, e si stava alla fattoria di Monte, è rammentato da tutto i’ mondo, è vicino a Certaldo. Non è che io sia beghina però so la mia, a modo mio, però lo so chi era il monte e chi era….Ero misera prima da quando avevo 3 anni io, 2 e mezzo e questo paese fruttava poco perché c’era la fattoria che tutto chiappava e il contadino che faceva? Si leccava l’unghia!
Poi il contadino è diventato i’ padrone e che padrone! E come hanno fatto? Ah, da me un imparano di sicuro!
Quella porta lassù in cima. Questa non è una casa è una villa di qualche cosa, dell’antichità. Che l’ho a dire? Che c’è, un so’! Un vampiro!Io un ho paura di nulla. C’è una chiesetta. Ci potrebbe essere… io sono anche religiosa. Comunque io sarei religioso però quando te arrivi tu resti lì quando sei morto! Non si sa, non s’è provato e non si può sapere.
Signore c’è le cose belle! In centro a Milano!
Il pozzo a quella profondità per esse l’acqua qui…C’è una caldaina che ci si fa la polenta. Noi si prendeva con la carrucola e si tirava su l’acqua. Per farla lucidare si picchiettava tutta co’ i’ martello, grattarla torno torno, picchiettarla bisogna sapè…Ora ho fatto il pozzo artesiano. C’era la conchiglina a San Romano basso, ora passa tanti stranieri tu hai paura che si facciano male.
Come quello che ci si faceva la polenta.
No io non la facevo lì, la facevo nell’appartamento nella cucina.
Non acqua da bere ci si lavava i panni. Le mucche per dargli da bere co’ la carrucola così.
La vita cambia. Nostalgia c’è ma non ci vorrei tornare a quella vita lì. Si andava in montagna a far l’erba con la falce il grano! I’ mi babbo era su i’ ciuco e la mi mamma incinta la portava su i’ ciuco. Io lui non lo rimpiango perché era cattivo, era sempre briaco. Giovanni.  Poi si era in Toscana e i vino c’era!
Noi si faceva i fiaschi e lui li votava poi andava alle botti. Siccome ci morì la mamma di 36 anni noi s’andò co‘ i’ babbo. Affogata a rischiarare le pezze, gli prese male! Le mancanze… “che per l’appunto m’ha a prendere lì” e gli prese. Nella si chiamava. La mi sorella è gemella, due sacchi diversi ci corre un quarto d’ora. Noi s’abitava per andare a Certaldo no ni‘ Pian Grande, ma vicino alla fornace di’ Balli poi ci siamo sistemati, avevo un figliolo di 50 anni e m’è morto i’ marito, era la fine mia è nella struttura io ci sto bene. Le figliole che ci servono son brave, io gli ho rispetto e loro anche. Il pozzo si, ora un ne ricordo. Dove era? A ricordasselo! Come l’ho annaffiate le piante? Co’ l’acqua quando serviva.
Avevo un pozzo con delle possibilità grosse: “Signorina non ci vada perché sennò ci mette nei guai”, ma io ci andavo lo stesso ma ci presi una gran paura. Perché dentro c’è uno scoppio di luci in fondo! E c’era le scale. Ce l’avevo profondo da fa paura!

Anna, Giuseppe, Ilva, Erina, Duilia, Benito, Natasha, Linda, Lorenzo, Patrizia e Susanna, Chiara, Monica, Alice, Stefania e Luca

 

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È senza costume, ma che vuoi che sia!

17/5/2018 Museo Civico, Fucecchio

Bella donna! Ha un bel fisico. Un colore un po’ verdastro…tutto questo verde, questi colori: bisognerebbe ripulirla.
Non è viva. È morta e se un si sta attenti, fa morì anche noi! Io un ci vo vicino, così un la tocco e un mi succede nulla!
Morta?! Per niente! Anzi, sta pensando di raggiungere il cielo! Ha lo sguardo rivolto verso l’alto, perché parla con Dio.
Nel mostrare il braccio è tutta tesa verso l’alto, come a volere assomigliare a quello, per vedere quello che c’è nel cielo. Si lancia nel cielo!
Lei non vuole altro che il cielo!
Io vedo un bel sedere di donna. Si un bel culo! Ma un so se è un maschio o una femmina..è una donna, tutti vorrebbero essere come lei!
Se la vedesse la mi nonna direbbe che ci vole un lenzuolino per coprirla, per un fa vergognare lei! Ma sai, se s’è spogliata per farsi ritrarre ed essere eterna è un gesto d’amore.
Si può anche toccare ma a me di essere toccata così, un mi garberebbe mica tanto!
Io l’ho toccata ma un gli ho trovato i buchi! Io, muah! Le do un bacio, qui perché più lassù un c’arrivo.
Sembra una ripresa. Si muove, esce dal mare e si sgocciola i capelli. La sta in posa, se gli fa piacere alla signora! Si mostra al popolo. Ma gli manca il più e il meglio: un po’ di petto! Non è perfetta. Si vede tutte un l’hanno mica grosso!
Sì, aspetta che qualcuno la prenda, che la faccia sua. Si fa vedere che è una donna che appartiene al suo giro. E lei non ce li vole neanche a casa sua! Più in pace di così
Oh che vuol dì sta in quella posizione lì?! Per me è un nulla! E gli casca anche il capo!
Ma è lei, Aida che ti aiuta, ti fa capire che vuole essere messa a posto. Chiede questo: “ Voglio essere messa così”. Si vuole fa vedé per benino: è un po’ sconveniente eh! Io al posto suo scapperei! O un bel lenzuolino addosso o sennò brontolerei!
Si sta asciugando al sole, è stata al mare.
È senza costume, ma che vuoi che sia!

Calogero, Anna, Arianna, Bruna, Anna Maria, Patrizia, Ave, Maristella, Emanuela, Lorenzo, Susanna, Renzo, Liliana, Piero, Lina, Maurizio, Irene, Dina, Cristina, Rosalba, Carla, Anna, Michela, Elisa, Antonio, Silvia

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Ode al giorno felice

26/4/2018 Biblioteca Comunale Vallesiana, Castelfiorentino

Poesia integrata Ode al giorno felice di P.Neruda (le sezioni in corsivo sono le composizione integrate dai partecipanti all’attività)
Questa volta lasciami
essere felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono in nessun luogo,
semplicemente
sono felice
nei quattro angoli
del cuore, camminando,
dormendo o scrivendo.

È una cosa difficile:
non è un incontro mentre tu vai in piazza,
è il voler bene a una persona e corrispondersi,
la compagnia dei nipoti
È una parola!
Non esiste il colore della felicità,
quando sono felice, mi sento felice,
benissimo,
quando non sono felice mi sento ammosciata,
quando sono felice mi sento leggera,
aperta,
in comunione con il mondo,
carica,
piena di forza,
invincibile.
Di fronte a certe felicità si è un po’ confusi,

Che posso farci, sono
felice,
sono più innumerabile
dell’erba
nelle praterie,
sento la pelle come un albero rugoso,

in  pace con gli altri,
pieno di energie, affronto meglio la giornata,
libero,
sciolto,
invasa dall’amore,
leggera,
più alta di quello che sono,
gratificata,
euforica;

di sotto l’acqua,
sopra gli uccelli,
il mare come un anello
intorno a me,
fatta di pane e pietra la terra,
l’aria canta come una chitarra.

La più bella di tutti,
la felicità è tutto; la felicità è sentirsi in pace,
vuol dire stare bene con se stessi e con gli altri.
Perché si sta bene,
non ci sono malattie,
dipende dall’essere libero,
poi ci sono quelli con tanti quattrini e quello è un altro tipo di felicità.
Stare in un posto dove gli altri son felici,
volersi bene con il marito,
i figlioli: la contentezza di avere tre gioielli!
Un momento rapido,
fuggevole,
ma intenso da morire.
Ma io non è che patisco,
era bello quando c’era il mi’ babbo,
la mi’ mamma,
ma è meglio se non ci penso,
la felicità è nelle piccole cose,
un nulla può renderti felice.

Tu al mio fianco sulla sabbia
sei sabbia,
tu canti e sei canto,
il mondo
è oggi la tua bocca,
lasciami
sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì, perché respiro
e perché tu respiri,
essere felice perché tocco
il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza,

sono felice quando sono in pace con me stessa,
nessuno o tutto,
ci si sente una cosa misteriosa che ci acciuffano,
che ci pigliano,
un prato,
che mi dà il senso della libertà
e di camminare lontano
fino a raggiungere la meta: questa è la felicità,
camminare,
dormire,
perché dormendo non penso a nulla,
ora,
in biblioteca,
perché sono in compagnia.

Oggi  lasciatemi
da solo
essere felice,
con tutti o senza tutti,
essere felice
con l’erba
e la sabbia,
essere felice.

Ora sono felice perché sento che mi vogliono bene,
sono tantissime altre cose,
la condivisione delle emozioni,
sono felice quando sto con la gioventù,
quando i miei ragazzi son felici,
la tranquillità,
la serenità,
la salute.

 

Anna, Renzo, Susanna, Dina, Cristina, Maristella, Liliana, Guidetta, Nilvana, Santina, Veronica, Gianfranco, Linda, Morando, Sonia, Debora, Giuliana, Lorenzo, Ilva, Patrizia, Lucia, Stefania, Silvia, Alice, Anna Maria

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È la nostra bella serata!

17/1/18 – Museo della Collegiata di Sant’Andrea, Empoli

Tutto! C’è di già
Ognuno piglia, e piglio quello
Tutto per bene … e non a coccio di legno
E tricchete tracchete
Si deve dire … e quello
Che ci metto
Son cose che si sentono nel cuore
L’Uomo che viene crocifisso
Che porta il dolore di noi tutti nella storia
Il dolore per l’uomo che sta per morire
Non è un pianto. È una gioia!

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E scopro una coincidenza

2/3/2017 Chiesa dei Santi Prospero e Tommaso – Annesso Palazzo Pretorio, Certaldo

 

Macchiato bene, tinto bene, verniciato.

Tante cose belle e cose vere,

Da ricordarsi sempre.

Le cose belle come queste, sono le prime cose da far vedere

Ci viene voglia di dire tante cose

Ci restano nel cuore e stare insieme è piacevole

Mi sembra di esser tornata bambina e ora son nonna di quattro bambini

Quando avevo otto anni, passò tre tedeschi e mi martellarono le dita col fucile

Mi mette la malinconia vedè spregià una persona giusta, è un patire

Penso a Villa Potenza nelle Marche, c’è una bella chiesa, c’è un fiume.

Tra un anno ci ritorno e tanto qualcosa cambierà

S’era otto figlioli e la mamma andava a lavare i panni nel fiume e gli sanguinavano le gambe a forza di stare a mollo.

Quelle cosce rosse mi garbano

Porca miseria se mi piace!

“Son vivo” dice, ha le braccia aperte. A volte lo faccio anche io

Vedo una specie di finestra e scopro una coincidenza, io abito in via Benozzo Gozzoli.

Amate la terra perché da lì avrete la vita

16/2/17 Mu.Me.Loc. Cerreto Guidi. Biblioteca

Che bel pomeriggio s’è passato! Io vedo i nuvoloni che si litigano il cielo! “Amate la terra perché da lì avrete la vita”.

Avanti di piglià marito facevo la contadina, una vita triste, faticosa! Un c’era soddisfazioni, poca roba! Si raccattava poco. Poi il mi babbo ero uno rustico, cattivo nell’anima, se venivano a dormì li mandava via! “Tu sei cattivo, accidenti a mamma e quando t’ha sposato”! Poi ho preso marito. Era meglio in fabbrica, si lavorava ma…mi garbava quando montavo su quella macchina perché la mandavo io!

È ruvida, profuma! Che schicche, che odorino bellino! Odora di paglia…è un odore buono, deve essere stato preso da un bel pezzo di terreno, in casa un tu te lo puoi mettere e buttarlo via dispiace!

Sotto il Tevere dorme

Madonna come schianta! Scricchiola, è pericoloso…lo dico…il mazzetto che tu pigli se non tu lo leghi bene, ti taglia le mani! Prima che secchi fa compagnia alla sala, ci si faceva i fiaschi con la sala, si abbellivano e gli stranieri prima si fermavano a vedere! C’avevo i guanti ma passava anche da quelli e tagliava le mani! Era bella spalancata quando era fresca, verde! Più morbida, meno rospica. Eh, quando è spalancata fa prima a seccare. Mi suggestiono perché l’ho vissuto e mi è piaciuto!

A pezzetti piccoli, lavati, poco stropicciati, poi quando son lavati un bel sughino di carne…mettere il brodo sul fuoco…uno ci mette queste cose qui.

Shshshshsshhhhhhhhhhhhh

Voglia di muovere la testa, mi fa impressione! Si sente il rumore dell’acqua, il chiasso dell’acqua! Il fruscio, il fruscio! Qualche rana. C’è un po’ di colore! Pastasciutta olè olè

Gli uccelli…e lo sculacciatopi! Sento un uccellino toscano, di quelli che beccano il terreno e danno noia, ma non perché sciupano il terreno, e sciupano noi…perché ci innervosisce noi, addirittura quando siamo a tavola salgano sul tavolo!

Il mi babbo era cacciatore e mi toccava pelalli tutti, la sera li preparavo…arrosto, con un po’ di maiale …era buono…il mi nonno ci lasciava solo il becco! Boni, son boni! Sale, pepe, salvia, alloro e sicché c’avevo sempre da lavorà! Ne mangiavo anche due o tre…e l’untino…mmmh

Ovvia, manca un po’ di vino e siamo a posto!

Cosa sono

L’importanza di trascrivere.

L’espressione creativa è importante per tutti, ma ancora di più per le persone colpite da demenza per le quali le occasioni per poter esprimere un proprio parere o i propri gusti, diventano sempre più rare se non del tutto inesistenti. Saper comunicare tramite la creatività e la libera interpretazione diviene una fondamentale alternativa per chi non riesce più ad attingere dalla memoria, per chi sente un forte disagio nell’esprimersi, perché cosciente di non esprimersi secondo le aspettative, e per gli altri che hanno perso consapevolezza di se stessi o dell’ambiente che li circonda.

 I laboratori ispirati alla metodologia  TimeSlips sono occasioni nei quali le persone utilizzano liberamente le proprie capacità grazie al processo creativo; ogni volontà comunicativa, sia una frase, un suono, un gesto o un silenzio, viene accolto e validato.

Durante i laboratori nei vari musei, abbiamo avuto occasione di lavorare con collezioni artistiche, memorie, suggestioni, sollecitazioni sensoriali e ogni volta la fantasia e la creatività, spesso anche la memoria, hanno potuto essere espresse in libertà.

Dal primo minuto dell’attività un operatore si occupa di scrivere tutto (o il più possibile) di quello che gli anziani, ma anche i familiari e i caregiver professionali, si sono sentiti di esprimere di fronte a un’opera d’arte, a un oggetto del quotidiano, a una suggestione auditiva o olfattiva. Si inizia dalle sensazioni per arrivare a una osservazione attenta dell’opera. Più volte durante l’attività viene spiegato che non ci sono risposte giuste o sbagliate e tutto quello che viene detto è trascritto; i partecipanti vedono convalidate le proprie parole e sono rassicurati sull’adeguatezza delle risposte. Dopo la parte osservativa inizia quella creativa in cui i partecipanti con la propria fantasia inventano nuove interpretazioni, creano nuovi scenari e nuovi personaggi.  Cerchiamo, nella trascrizione, di non perdere la traccia delle parole, dei gesti o  suoni, canzoni o melodie, cercando di memorizzare i toni e le intenzioni, le espressioni corporee, le manifestazioni di gioia, di noia o di disagio. Al termine dell’attività in cui si sollecitano e stimolano le persone a esprimersi, tutto ciò che è stato inventato o reinterpretato, ma anche ricordi o frasi che sono sembrate particolarmente importanti o che hanno necessitato di un forte sforzo, vanno a comporre una storia o una poesia e vengono restituite nell’immediato.

 L’operatore che ha trascritto restituisce nella lettura finale il contributo che ognuno ha dato, più fedelmente possibile al modo in cui è stato condiviso, guardando negli occhi e cercando un contatto visivo con chi quella frase, quel gesto o quel suono, lo ha espresso, con l’obiettivo di renderlo riconoscibile al suo “proprietario”.

Riconoscere il proprio contributo all’interno della storia valorizza e valida quella persona rendendo piacevole di nuovo comunicare con gli altri.

La verdea va giù liscia.

 2/2/17 Mu.Ve. Museo del Vetro. Empoli

Quando rientra in casa il marito, se trova la tavola apparecchiata dice: “Brava la mi moglie, basta mangiare alla svelta! Perché io ho fame”. Si vede che lui era contento, non importava che facesse tante cose. La bottiglia, il bicchiere, ma manca il piatto; quella per l’olio e l’aceto, così… ma manca il piatto. Dentro alla brocca ci mettono il vino, il vin santo e trincano. Poi mettono forchette e tovaglioli. La moglie accende la luce e escano tutti i colori, il marito dice: “ma in che maniera è venuto così questo affare?” Ma siccome ha sete, prende la bottiglia, la vuota nel bicchiere, prende il bicchiere e beve quello che c’è e bevono tutti, anche i familiari. Insieme al marito c’è la cognata, la moglie di un fratello e guai se non si faceva come diceva lei.

Io di solito mando la mamma (a apparecchiare), ma la mamma è già stufa, è nervosa. Un giorno vieni a vedere l’apparecchiatura, le do anche un po’ di verdea…poi si assaggia e senti come è buona, mentre si versa c’è una schiuuumaaa… È uva bianca, giallina chiaro chiaro, il sapore me lo ricordo. Si mette a sciogliere insieme in un vaso, poi si strizza con le mani e viene fuori il mosto; se si prende presto viene dolce, se si aspetta aspetta viene il vino. La verdea è più leggera, frizzantina, penetra nello stomaco, il vin santo da un po’ di noia. Mi garba la verdea, se si beve tanto si va a gallina! Quando ero piccola, ero a casa sola, presi la bottiglia e la bevvi tutta. Ce ne vorrebbe un fiasco per uno!!Sai come si balla dopo un bicchiere di verdea. La verdea va giù liscia.

Ode alla musica

27/1/201 Museo Amedeo Bassi, Montespertoli

(Si sentono) tutti i sentimenti.

La canzone più bella che ho sentito a Empoli è qui! Accavallo anche la gamba per sentirla meglio! Coglioni! E’ bravura, io son vecchia ma queste cose mi rimangono tutte! Più è semplice e più ci piace! Mi è sempre piaciuta l’opera, delle volte siamo andate anche a Firenze …il Barbiere di Siviglia, la Butterfly…una cosa fine! Questo genere di canzone ci sarebbe da fare quindici giorni tutte le sere!  Ma bisognerebbe la Boème di Puccini, almeno ci si sveglia, perché noi anziani oggi “cicccì”!!!

La musica. Sono secondi! Mi è sempre piaciuta la musica, ne giravano tutti così cosà, io cantare…nooo…c’avevo, quando ero a Signa, c’avevo uno apposta!
Mi piace il tono della musica, non si può spiegare.

Canto…per conto mio.

Io canto per me, quando canto mi sento aperta, mi sento libera.

E’ difficile perché non capisco più niente…e sono vecchia! La musica aiuta perchè si sente subito il tono che ci piace e ci si mette subito in funzione, mi metto ad ascoltare!Porta a rivivere e si rincomincia da zero e si mette bene con la memoria!

Ti riporta sulla via retta! Senza iniziativa un vu andate nulla…con l’opera ricomincia la vita!

S’ascolta e si riprende tutti gli arretrati e si ricanta tutta! Lei la sa…sentite lei….Il cuore mi ha emozionato!

Lottare. Lottare. Lottare per quello che non so! Musica, musica.

La donna è immobile!

La donna è mobileeee…io vi devo ringraziare perchè qui ci sto proprio bene!

Le piume al vento…ora un posso cantà!

La donna immobile, immobile! Ma io voglio dire una cosa, te si,  non la posso dire…deve venire nella zucca…tutte siamo! Chi è questa donna immobile? Chi è ?

Ma chi è ? Una donna un po’ traviata, che sbaglia! E’ una che sta vicino a me…passato sempre con qui coso che ti critica! Più nobile di quell’altre…una nobildonna! Poi si è innamorata.

Brunilde, Enza, Elena, Gioconda, Anna, Paola, Luciana, Bruna, Vanda, Pietro, Rosaria, Gloria

Ognuno per conto suo

10/1/2017 – Museo della Ceramica di  Montelupo Fiorentino

È vecchio, ma è buono, non è mica rotto, ma è una cosa speciale, è stato ritrovato!Ma tutti eh, anche noi quando si invecchia…

Chissà quanto tempo gli ha! Mi piace perché c’è questo disegno, mi sembra bellino  come lo hanno fatto, a toccarlo gratta un po’ e si è sciupato nei secoli. Mi pare una donna, chiara, al collo ha una collanina, è un bel vezzo…sembra uguale a questa , a quella di Paola, è fatta bene, le sta bene.I capelli fatti bene, il viso fatto bene, tutto fatto bene, è scollata.Ha uno scialle. È una donna, c’è la spia….Ha i seni un po’ troppo alti e l’ha quassù! Gli si vedono come tutto il resto, come il collo, il petto e il mento…vanno di moda alte! E l’avrà puntellate!

È un mistero chi sia questa donna, io non lo so, non la conosco nemmeno bene. Si chiama Filomena,  l’hanno dipinta perché piaceva.

Mamma la mia canzone più bella sei tu, sei tu la vita e per la vita non ti lascio mai più

Sta diritta, è giovane, è carina, sorride perché è contenta (io sono contenta di essere venuta qua).

Sarà contenta per altre cose sua ( a me rende contento tante cose, questo affare qui mi rende contento).

La rende contenta l’amore, sarà innamorata , quello può succedere a tutti. C’è poco da fà, l’amore è tutto. È innamorata di un ragazzo, del suo marito, speriamo non lo faccia becco! Se si vede bene la bocca, quello che non si vede sono gli occhi, non ci fa vedere gli occhi… non si vedono. Gli occhi secondo me sono celesti, l’ha pitturati celesti.Sta guardando se arriva il suo marito…sta aspettando. Lo vuole guardare bene. Al marito gli pareva bona Filomena, l’ha scelta bene  e quando arriva le dice: “ amore come stai?” e lei risponde: “ Bene”.

Gioconda, Vittoria, Elena, Anna, Paola, Remo, Carlo, Elio,

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