17/03/2023 Museo della Ceramica di Montelupo Fiorentino

Io sono attratta da queste robe qua perché ce le ho tutte in casa.
Mi attira soprattutto codesto tegame in gres perché non capisco a cosa serva il buco al centro.
Quei bicchierini, un po’ particolari, mi ricordano la vetrinetta di mia nonna con gli oggetti “ritirati”, da usare ogni tanto. Nonna Quirina mi ci metteva le ciliegie sotto spirito per farmele mangiare. Una volta ne ho rotto uno, ma li giravo per non farlo notare e nessuno in famiglia se n’è mai accorto!
Il fiasco è lavorato a mano con una cordicellina… Io li rivestivo da piccina col saricchio: partivo dal collo e il materiale ce lo dava chi ci portava i fiaschi gnudi. Venti fiaschi legati con un nastro. Da vino rosso! Era un lavoro da donne perché serviva l’ago e io c’ho fatto la pensione coi fiaschi!
Ho dormito spesso dalla vicina quando ero piccolo: scaldato col cardano c’era il materasso con le foglie di granturco.
A seconda dei momenti non è importante avere cura degli oggetti, meglio liberarsene. Sono tutte cose un po’ del passato, oggi sono un po’ superate, come le canzoni.
Io ho diciassette anni, ma mi piacciono i vinili; li colleziono e mi fanno venire in mente il giradischi di mia nonna che ascoltavamo insieme. Non me lo ricordo cosa metteva, ero troppo piccola. Da quando ho iniziato a comprare dischi nell’adolescenza non ho più pagato un biglietto dell’autobus per andare a scuola: un vinile costava 14.000 lire e il biglietto del pullman 15.000… Facevo il portoghese e ne compravo uno a settimana nel giro d’Empoli! Quando studiavo con la musica in sottofondo ascoltavo Bandiera gialla, Sinatra… ma ho nel cuore De André: “Né al cielo, né all’amore…” com’è che s’intitola?
Io porto l’anello che mio nonno ha regalato a mia nonna per il fidanzamento nel 1949: me l’ha lasciato lei. L’oro è del dodici, ma ha un rubino piccino al centro che è vero.
Mi hanno chiappato i ricordi, anche se hanno detto che me li ridavano. Gli oggetti me li fanno ritornare però e ti viene a mente anche qualcuno.
Se dovessi “dare voce” a qualcosa sceglierei i cannelli di legno della mia macchina da magliaia insieme a un ferro da stiro in ferro. O l’aratro e il corbello che si usavano per il lavoro nei campi. Io, invece, un paiolo e un telaino per le api con un vasetto del miele che produco. Certo, anche quella bella cornice con la mia foto da piccolissima sull’altalena avrebbe da raccontare, almeno quanto un quadro e una radio che in casa mia ci sono sempre stati. Mi ricordo anche un registratore con le bobine e il Giornalino di Giamburrasca. Io sono stata la prima donna a prendere la patente a Fucecchio sicchè… l’automobile di quando ero giovane avrebbe tante cose da dire! Farei parlare anche la mia canna da pesca e un fagiano imbalsamato che mi ricorda la passione per la caccia.